Strada selciata del 1600


Sant’Angelo Romano: torna miracolosamente alla luce un tratto di strada selciata del ‘600

Siamo a Sant’Angelo Romano, inizi del 1600. La nobile famiglia Cesi, proprietaria del paese e dell’intera area cornicolana, decide di cambiare il volto dell’abitato facendo realizzare la selciatura delle strade. Il castello di S. Angelo è particolarmente amato da Federico II Cesi, principe di S. Angelo e fondatore, nel 1603, dell’Accademia dei Lincei, prima accademia scientifica del mondo moderno. Federico Cesi infatti fa completamente restaurare il castello, trasformandolo in un’abitazione signorile, ben più adatta alle sue esigenze. Sono ancora oggi visibili gli stupendi affreschi in cui compaiono decine e decine di stemmi nobiliari che rappresentano l’albero genealogico della sua famiglia e di quella della moglie, Isabella Salviati. Questo è stato certamente uno dei periodi migliori nella storia del paese. Passano i secoli e lo stupendo selciato dei Cesi, fatto da bozzette calcaree e realizzato quindi con materiale locale, comincia ad essere intaccato per la messa in loco di tubature per l’acqua, fognature e, infine, delle condutture per il metano. Il selciato, siamo negli anni ’90 del secolo scorso, è certamente malridotto, una specie di colabrodo con toppe in cemento un po’ ovunque. Il sindaco di allora decide quindi di sistemare il selciato, ma lo fa a modo suo, e cioè non restaurando il vecchio, e neanche salvando quanto di buono si poteva recuperare del selciato seicentesco, ma eliminando completamente quanto di quest’ultimo rimaneva realizzando una nuova pavimentazione. Ma S. Angelo non è nuovo a queste operazioni! Nel decennio precedente erano stati disinvoltamente distrutti il vecchio, lunghissimo, lavatoio comunale e, incredibilmente, le due strade storiche di accesso al paese: la strada della Majenetta (cioè dell’Immaginetta), che saliva in paese da sud, e quella cosiddetta dei ‘Mbriachi (cioè degli ubriachi, perché saliva a zig-zag), che permetteva l’accesso al paese da settentrione.
Oggi, e questo è un evento davvero eccezionale, un tratto del selciato cesiano è tornato alla luce nel centro storico, dove costituisce il pavimento di un vecchio rudere poco sotto la chiesa di S. Maria e S. Biagio, a ridosso del castello. I proprietari del vecchio rudere vorrebbero sbarazzarsene, ma, proprio per la presenza del selciato hanno chiesto al Comune di acquistarlo per evitare che anche questo residuo di strada del ‘600 possa essere distrutto. Nella lettera inviata al Comune si legge: “Questo tratto di selciato rappresenta quindi un vero e proprio monumento storico, che merita di essere salvato dalla distruzione e salvaguardato. L’unica reale garanzia che ciò possa verificarsi è però rappresentata dall’acquisto dell’immobile da parte del Comune che, oltre a salvare un pezzo di storia del paese, potrebbe restaurare l’immobile ed utilizzarlo per fini pubblici (biblioteca, archivio comunale o quant’altro)”.
Riuscirà questa volta l’Amministrazione comunale, che si è presentata come un’amministrazione che avrebbe dato un taglio netto alle politiche distruttive ed autolesioniste delle amministrazioni precedenti, noncuranti dei beni storici e ambientali del paese, a compiere il miracolo di salvare questo monumento? Oppure si lascerà scivolare nel solco, o meglio, dati i precedenti, nella voragine di ignoranza e noncuranza di molte delle amministrazioni del passato? Speriamo bene: a Sant’Angelo, nel turbine delle sagre di questi ultimi tempi, compresa quella della polenta “der burino” (sic!), ci sarebbe un gran bisogno di riappropriarsi delle proprie radici e della propria cultura. Il recupero del vecchio edificio e di questo spezzone di strada cesiana potrebbe certamente essere una buona occasione…