La storia della nostra scuola

La scuola a Sant’Angelo: aneddoti e cenni storici

di Marco Giardini

3 febbraio 2021

Il complesso scolastico nel quale i ragazzi di Sant’Angelo frequentano oggi le lezioni non è, ovviamente, sempre esistito. Prima della sua realizzazione, a metà del secolo scorso, si usavano come aule scolastiche vari locali dell’attuale sede comunale: u comméntu, cioè l’ex Convento di Santa Liberata, che ospita l’omonima chiesa. La vita dei ragazzi santangelesi era allora molto diversa da quella attuale. Nella seconda metà dell’Ottocento i bambini che si recavano a scuola dovevano portare un pezzo di legna da ardere (u cióccu), per potersi scaldare nelle fredde giornate invernali. La maggior parte di loro, a causa della necessità di contribuire al sostentamento delle famiglie, era costretta ad andare ben presto a lavorare e rinunciava agli studi dopo aver frequentato la seconda o la terza elementare. I bambini si ritrovavano così a pascolare pecore o capre e a dare una mano nei lavori agricoli nelle verdi e fertili campagne del nostro paese, oggi esageratamente cementificate. Erano rarissimi i ragazzi che potevano permettersi studi superiori. Le bambine imparavano ben presto a dare una mano in casa e ad occuparsi dei fratellini più piccoli. Ragazzi e ragazze, come risulta dalla pagella di mia nonna Elisena Croce (classe 1906), erano completamente separati, frequentando classi femminili o maschili. Tra le discipline insegnate fanno oggi davvero sorridere materie come “Dettatura”, “Calligrafia” e, soprattutto, la singolare “Lavori donneschi”! Nel 1943, a causa dell’imperversare della Seconda Guerra mondiale, le lezioni furono sospese e al ritorno a scuola, l’anno successivo, si trovarono a frequentare la prima elementare bambini di età diversa, dai 6 agli 8 anni. Maschi e femmine erano allora nella stessa classe, ma rigidamente separati: i bambini da un lato e le bambine dall’altro. Come risulta dalle pagelle dei miei genitori tra le discipline insegnate in questo periodo, più simili a quelle dei nostri giorni, si osservano “Scienze e Igiene”, “Disegno e bella scrittura”, “Canto” e “Lavoro”. Dopo la guerra le condizioni di vita migliorarono rapidamente e più di qualcuno poté permettersi di proseguire gli studi dopo le elementari frequentando, a Guidonia, le scuole di avviamento professionale. A Guidonia si andava soprattutto a piedi, pochi potevano permettersi di pagare il biglietto dell’autobus o di fare l’abbonamento. Una singolare abitudine delle maestre santangelesi di allora vedeva i ragazzi, una volta l’anno in primavera, uscire dalle aule scolastiche per andare a raccogliere gli asparagi, mentre in tempi più recenti, negli anni ’70, i bimbi (compreso chi scrive) erano invece talvolta invitati a raccogliere la rughetta selvatica, che si trovava in notevole quantità nei dintorni dell’attuale complesso scolastico. Il primo edificio, quello delle elementari, è stato costruito negli anni ’50 del secolo scorso grazie a finanziamenti ottenuti dall’allora sindaco Francesco Russi, eletto nel 1952. In pochi anni Russi trasformò il volto del paese, facendo sistemare la rete stradale, il belvedere Aldo Nardi, la scalinata di Largo Belvedere, ma morì senza riuscire a vedere realizzate alcune delle sue opere. Tra queste proprio la scuola che, inaugurata nell’ottobre del 1960, fu a lui dedicata. All’inaugurazione della scuola parteciparono diverse personalità di spicco del mondo politico dell’epoca, tra le quali risalta il nome di Giulio Andreotti. Nella zona in cui è stato costruito l’edificio scolastico si trovava un notevole numero di stallette, dalla tipica volta a botte estradossata, nelle quali si allevavano polli e, soprattutto, maiali. Spesso allineate e unite le une alle altre su queste piccole costruzioni i ragazzi dell’epoca (ad es. mio padre) erano soliti saltellare, passando da un tetto all’altro.
Negli ultimi 50 anni all’edificio scolastico inaugurato nel 1960 sono stati aggiunti altri spazi, dalle iniziali aulette per le scuole medie attaccate al primo edificio scolastico, alla palestra, alle aule addossate alla palestra stessa, che hanno fornito nel tempo la possibilità di accogliere un numero sempre maggiore di ragazzi, dando origine ad un complesso di edifici che ospitano attualmente dai bambini delle scuole materne fino a quelli della scuola media.

Notizie tratte in parte da:

Croce Agostino, 1982. S. Angelo Romano. La mia terra. Associazione Pro Loco – S. Angelo Romano. Tipografia Monotipia Ferrante, Tivoli (Roma). 389 pagg.

Giardini Marco (a cura di), 2014. Itinerario dialettale, storico-artistico, nel centro storico di S. Angelo Romano (Roma). Comune di Sant’Angelo Romano, Regione Lazio. Grafica Ripoli, Tivoli. 16 pagg.

Giardini Palmiro, Nardi Renzo, 2020. Ricordi di guerra. Episodi di vita vissuta a Sant’Angelo Romano durante l’occupazione tedesca della II Guerra mondiale. A cura di Marco Giardini. Impronta Grafica S.R.L.S. – Guidonia Montecelio (RM). 54 pagg.

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