Parentopoli Atac

Parentopoli Atac, interrogatori al via
I pm vogliono sentire gli assunti

Nel mirino le 854 chiamate dirette. S’indaga per abuso d’ufficio. L’azienda municipalizzata per i trasporti non si avvalse di nessuna agenzia esterna per reclutare il personale
di FEDERICA ANGELI


Parentopoli Atac, interrogatori al via i pm vogliono sentire gli assunti

Cominceranno dal “basso”. Le persone sospettate di aver ricevuto favoritismi, assunte in Atac e finite nello scandalo Parentopoli, saranno ascoltate dagli inquirenti a breve. Stavolta gli investigatori, a differenza di quanto fatto per Ama, partono dalle audizioni degli assunti per capire l’eventuale crepa nel meccanismo di reclutamento. L’azienda municipalizzata per i trasporti capitolina che, sotto la guida dell’ad Adalberto Bertucci, arruolò dal 2008 nel suo organico 854 dipendenti scelti tra parenti, “amici di” e “mogli di”, a cui vennero assegnati posti dirigenziali e stipendi da capogiro, non si avvalse infatti di nessuna agenzia esterna per reclutare il personale. Le assunzioni avvennero a chiamata diretta, non come per l’Ama che utilizzò anche il consorzio Elis (il cui presidente è tra i cinque manager indagati), una ditta preposta, secondo il procuratore aggiunto Alberto Caperna, alla formazione e non al reclutamento del personale. In quest’ottica, per chi indaga sulla vicenda Atac, è difficile dimostrare l’abuso d’ufficio. Infatti, al momento il fascicolo è ancora aperto contro ignoti.

Se infatti il curriculum di Patrizio Cristofari (tanto per citare uno dei nomi più eclatanti), genero dell’ex ad Bertucci, risulta essere compatibile al ruolo di capo del “Mantenimento opere civili e impianti”, poco conta il suo semplice diploma da perito e l’attività da fioraio svolta fino al giorno prima dell’entrata in Atac. Stesso discorso vale per molti altri: dal vice sindaco di Guidonia Mauro Lombardi, amico dell’ad, diventato dirigente dell’Ufficio Acquisti, a Roberto Di Giacomo, autista storico di Adalberto, ex consigliere a Setteville e con lui approdato nell’azienda romana. E ancora: dalla cognata di Bertucci jr, Martina Domenici, prima assessore delle Politiche sociali a Sant’Angelo Romano, al sindaco di Montelibretti, Marco Bernardini, pure loro reclutati e piazzati in posti di comando.

Ma i carabinieri di via in Selci e la procura stanno lavorando alacremente. E, carteggio alla mano, passeranno in rassegna questi e tanti altri nomi eclatanti finiti nella Parentopoli, e ascolteranno da loro le modalità con cui sono stati scelti nell’azienda. Saranno loro a spiegare come gli affari di famiglia e le parentele abbiano o meno inciso sui criteri di reclutamento in azienda.

(19 marzo 2011)

Fonte: sito web del quotidiano La Repubblica