Conserviamo il Pozzo del Merro

Il comitato Sant’Angelo Romano, economia e territorio ha promosso un convegno sulla valorizzazione e tutela del Pozzo del Merro, come geotopo di interesse internazionale


Il nostro territorio è noto altrove soprattutto per il patrimonio storico che custodisce.
L’aspetto purtroppo spesso sottovalutato è l’inestimabile valore racchiuso nei nostri monti e nel nostro paesaggio. A quanti di noi è nota l’esistenza del Pozzo del Merro? Eppure questa straordinaria perla di interesse naturalistico e scientifico ha pari valore (e dignità) di un museo o di qualsiasi reperto archeologico. Proprio questo è stato l’oggetto del convegno “Il Pozzo del Merro: valorizzazione e tutela di un geotopo di interesse nazionale”, tenutosi il 27 maggio presso il Castello Orsini di Sant’Angelo Romano.

L’incontro, voluto fortemente dal comitato Sant’Angelo Romano, economia e territorio è stato indetto per creare uno spazio di informazione e confronto tra i membri del comitato, i cittadini e le istituzioni. Tra gli ospiti del convegno, ognuno dei quali ha presentato la questione sotto un’ottica diversa, nomi della politica, del giornalismo e della ricerca che si sono prodigati nel corso degli anni a tutela di questo patrimonio. Ma cos’è in realtà questo pozzo? C’è un termine tecnico per definirlo: sinkhole, ovvero una depressione di forma subcircolare dovuta al crollo di piccole cavità carsiche sotterranee, quella del Merro detiene addirittura un record mondiale, con i suoi 392 metri è infatti la più profonda allagata del pianeta. Questo tesoro incastonato nel cuore della riserva naturale Macchia di Grattaceca e Macchia del Barco, ha bisogno, per essere conservato, di un costante monitoraggio da parte di esperti. Questa esigenza è diventata più forte da quando la cavità è stata infestata dalla salvinia molesta, una particolare tipologia di felce originaria del Brasile, che ha come caratteristica principale quella di essere particolarmente infestante. In rappresentanza delle istituzioni locali sono intervenuti al convegno Aurelio Lo Fazio, assessore alle Politiche dell’agricoltura della Provincia di Roma, e Stefania Pietrosanti, responsabile delle Aree protette della Provincia.
Entrambi hanno voluto ribadire l’impegno della Provincia in materia ambientale e l’importanza di eventi e lavori volti alla sensibilizzazione della cittadinanza, in particolare dei più giovani, ai temi della salvaguardia ambientale. La dottoressa Pietrosanti ha poi fatto un excursus sugli studi svolti negli anni sul pozzo, dalle prime esplorazioni effettuate nel 1999 alla bonifica per liberare lo specchio d’acqua dalla felce brasiliana. Di particolare interesse gli interventi tenuti da Umberto Calamita, giornalista e ambientalista, e dal naturalista Marco Giardini. Il primo ha parlato del progetto, in cui inizialmente era entrata anche l’Acea, per la valorizzazione dell’area e per la sua protezione. Tale progetto è parzialmente naufragato quando l’Acea l’ha improvvisamente e misteriosamente abbandonato nel 2000. Questo ha reso impossibile il completamento di un progetto che prevedeva come culmine la costruzione di un museo del carsismo situato in uno stabile di proprietà dell’azienda, situato in prossimità della cavità.

Nonostante questo inconveniente, che pare attualmente irrisolvibile, il progetto è pronto ad approdare alla sua terza fase, quella che prevede un coinvolgimento attivo della popolazione nel progetto stesso. Ha chiuso l’incontro Marco Giardini che ha trattato il tema da un punto di vista prettamente scientifico, spiegando, con l’ausilio delle immagini, l’importanza del pozzo e illustrando agli spettatori la grande varietà di specie animali e vegetali che abitano il posto, fattore che regala a questo nostro patrimonio un importanza ancora più grande.

Il congresso si è chiuso poi con un dibattito tra i presenti sulle modalità più idonee di salvaguardia del sito, perché la partecipazione dei vari soggetti uniti ad una progettualità condivisa sono l’unica ricetta per preservarlo.

Luca Carnevale

Fonte: quindicinale gratuito XL del 4 giugno 2009 – pag. 7