Comunicato Stampa Amici Inviolata

COMUNICATO STAMPA DELL’ASSOCIAZIONE ONLUS “AMICI DELL’INVIOLATA”

Si è tenuto, il pomeriggio dell’11 dicembre, presso il liceo scientifico “Majorana” di Guidonia, l’incontro pubblico di presentazione del libro “Le Conversazioni di Ecologia di Giuliano Montelucci”, curato dal prof. Marco Giardini, finanziato dal Comune di Guidonia Montecelio (Ass.to all’Istruzione e all’Educazione ambientale), su progetto dell’associazione onlus “Amici dell’Inviolata”. Davanti a folto pubblico, composto da rappresentanti dell’Amministrazione locale, nonché del mondo associativo e scolastico, ha tenuto una lunga ed approfondita relazione lo stesso Marco Giardini, che ha ripercorso sia la eccezionale vita e l’eredità culturale e scientifica di Giuliano Montelucci, sia le sue “lezioni” radiofoniche di fine anni ’70.

La pubblicazione è messa a disposizione dei cittadini, ma, soprattutto, delle popolazioni scolastiche del territorio che volessero servirsene per approfondimenti culturali e di ricerca sull’ambiente guidoniano (e non solo). Ogni istituto potrà chiedere all’Amministrazione locale o all’Associazione “Amici dell’Inviolata” di effettuare presentazioni del volume stesso presso la propria scuola o di creare dibattito e progetti sull’ambiente del territorio e sulla persona di Giuliano Montelucci.

L’Associazione ha fatto sapere di aver curato la stampa di duemila copie del volume “Le Conversazioni di Ecologia di Giuliano Montelucci” e di ottomila copie di una sintesi dello stesso, che verranno consegnate a tutti gli alunni delle varie scuole locali.


Umberto Calamita
presidente Associazione “Amici dell’Inviolata”

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Dalla Premessa a “Le Conversazioni di Ecologia di Giuliano Montelucci”

Giuliano Montelucci, da buon profeta, era – e lo è probabilmente ancora – inviso “in patria”, nel senso che, ad oltre vent’anni dalla sua scomparsa, di lui non se ne parla più, soprattutto nell’area in cui egli visse maggiormente, tra Guidonia e Tivoli. Montelucci, in ambito scientifico, è ben ricordato (la sez. laziale della Società Botanica Italiana gli è stata intitolata; i suoi scritti restano importanti ancor oggi; nel mondo accademico ha un posto rilevante), mentre il suo impegno nei luoghi in cui passò gran parte della vita è sceso nell’oblio o, più semplicemente, non è mai stato conosciuto.

Si deve quindi al prof. Marco Giardini il presente tentativo di rinverdire questa scomoda presenza nel territorio ad est di Roma. A leggere (sarebbe stato meglio ascoltarle a suo tempo…) le agili “Conversazioni di ecologia” si notano non solo la passione forte dell’uomo, il suo intimo coinvolgimento nelle attività di denuncia e di divulgazione dello stato dell’ambiente, già “malato” in quegli anni, ma anche la capacità di essere comunicativo, semplice, sintetico, didattico laddove le spiegazioni richiedevano passaggi di maggiore difficoltà tecnica.

Sono molti i biologi, i naturalisti, gli ambientalisti, gli scienziati che da anni indicano ai vari amministratori dei territori popolati dall’uomo quali siano i reali problemi ed i concreti pericoli a cui  un modo di produzione basato sul profitto individuale, sul consumismo, sull’accumulazione sta portando l’ambiente in cui viviamo. Montelucci era certo una di quelle “cassandre”, mentre i nostri amministratori sono purtroppo fra coloro che non ascoltano i consigli del mondo scientifico, del mondo associazionistico e del no-profit.

Diventa quindi un utilissimo e prezioso strumento di divulgazione la presente pubblicazione, sia per l’indubbio valore testimoniale di ciò che già allora veniva detto – attraverso una radio privata, ma non solo – sia per tornare a rimettere al centro del dibattito sulla gestione del territorio l’ecologia, il vivere in un ambiente che dovrebbe essere “bilanciato” tra gli interessi delle popolazioni urbane e le campagne, tra il “cementato” ed il “verde”, tra le diverse presenze animali e vegetali, tra un suolo ed un sottosuolo in perenne contatto e non contrasto tra loro, tra l’utilizzo di aria e di acqua e la consapevolezza della loro finitezza e del loro possibile, fragile disequilibrio.

Questo agile volume (equamente diviso tra le “chiacchierate” di Montelucci e le note corpose e puntuali di Giardini) è l’ideale continuazione – ma solo per motivi editoriali e non certo di gestazione cronologica – di altri scritti usciti su questo territorio: “Il Travertino, aspetti naturalistici e sfruttamento industriale all’inizio del terzo millennio” (2002), “Il Parco naturale archeologico dell’Inviolata di Guidonia, le ragioni di una tutela” (2005), “La Piana dei Travertini, quattro proposte di Monumento naturale” (2007), il Libro Bianco “Guidonia Montecelio dalla A alla Z” (2007) ed altri, che hanno contribuito a divulgare la conoscenza del patrimonio ambientale e la speranza di un rispetto maggiore per esso.

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Giuliano Montelucci: cenni biografici (da “Le Conversazioni di Ecologia di Giuliano Montelucci”)

Giuliano Montelucci nacque a Reggello (Firenze) il 22 maggio 1899 da Ruggero, nato ad Arezzo e medico condotto a Rignano sull’Arno, ed Elvira Piazzesi, nata a S. Giovanni Valdarno. Morì a Guidonia il 1° maggio 1983.

Come ragazzo del ’99, Montelucci partecipò alla I Guerra Mondiale nel Genio Pontieri, sul Piave. Si laureò in Chimica pura all’Università di Pisa nel 1922 e nel 1924 entrò per concorso, come chimico, nell’allora Regia Aeronautica Italiana, lavorando prima a Roma poi all’Aeroporto di Guidonia (allora Aeroporto di Montecelio), città nella quale vivrà per tutto il resto della sua vita. Qui diede un grande contributo allo sviluppo dell’aeronautica italiana, che ottenne in quegli anni risultati eccezionali, svolgendo la propria attività presso la Direzione Superiore Studi ed Esperienze (DSSE). Montelucci era il Capo della Divisione Chimica-Tecnologica, che a sua volta era suddivisa in quattro Sezioni che si occupavano rispettivamente di: Carburanti, lubrificanti, vernici; Prove meccaniche e tecnologiche; Metallurgia, Metallografia; Chimica, Fisica. Per le sue particolari competenze fu chiamato ad insegnare nella Scuola di Guerra aerea di Firenze e all’Accademia Aeronautica di Nisida e Pozzuoli. Raggiunse a fine carriera il grado di generale. Non è noto a molti che le ampolle sferiche di vetro contenenti il pigmento con cui fu colorata la famosa “tenda rossa” della spedizione al Polo Nord del generale Umberto Nobile del 1928, furono realizzate, su espressa richiesta dello stesso Nobile, proprio da Montelucci (AMMATURO, 1978).
Malgrado i suoi numerosi e gravosi impegni professionali il prof. Montelucci riuscì sempre a coltivare la sua più grande passione, quella per gli studi botanici, divenendo in breve tempo uno dei migliori conoscitori della flora e della vegetazione del Lazio e dell’Italia centrale, e uno dei più noti ed apprezzati botanici italiani. Nel 1956 ottenne dall’Università di Firenze la libera docenza in Geobotanica. Insieme ad altri botanici laziali, tra i quali i proff. Vincenzo Rivera e Bruno Anzalone, istituì nel 1950 la Sezione Laziale della Società Botanica Italiana, della quale fu presidente per 32 anni e che oggi è a lui intitolata.

Fu membro di diverse altre società scientifiche (come ad es. l’Accademia Italiana di Scienze Forestali e la Società Italiana di Biogeografia) ed iscritto a diverse associazioni ambientaliste e culturali (WWF, Pro Natura Romana, Società Tiburtina di Storia e d’Arte). Fu anche vicepresidente nazionale della Società Botanica Italiana, vicepresidente della Commissione consultiva del Parco Nazionale del Circeo e, negli anni 1980-81, presidente del Rotary Club di Guidonia.

Attivissimo pure in campo didattico e protezionistico, era ben conosciuto anche localmente per il suo impegno in favore della conservazione dei boschi e della natura in genere, per le sue lotte contro l’inquinamento dell’aria a Guidonia, per la sua attività educativa condotta sia nelle scuole che fuori da queste. Intratteneva pertanto cordiali rapporti con le personalità di cultura locali di maggior rilievo. Tra queste spicca il parroco di Montecelio Don Celestino Piccolini (1874-1959), storico, scrittore e poeta. Una testimonianza dell’amicizia che li legava è costituita da un’ammonite, che lo stesso Piccolini volle donare a Montelucci, rinvenuta proprio a Montecelio addirittura dall’abate Don Carlo Rusconi (1813-1868). Questa ammonite può essere considerata una delle ultime testimonianze dei reperti conservati nel gabinetto scientifico del grande geologo cornicolano, il “Gabinetto Geologico, che tanta fatica gli costò e tanta spesa, ricco com’è di speciali singolarità, e d’ogni fatta di fossili animali e vegetali, ha meritato la visita de’ più eruditi nella scienza, non la cedendo a qualunque altro universitario…” (VISSANI, 1868).

Il Rusconi, geologo di grande fama, non fu soltanto il primo ad attribuire correttamente al Giurassico le rocce costituenti i rilievi cornicolani (PONZI, 1856-1857), ma fu anche il primo a comprendere la vera origine dei tufi della Campagna Romana, fino ad allora erroneamente considerati come rocce deposte in mare (RUSCONI, 1865).

Giuliano Montelucci fu amato e stimato da tutti per le sue doti umane e per la sua preparazione culturale. Dice di lui il prof. ANZALONE (1983): “La sua gentilezza d’animo, correttezza estrema, unite a riservatezza e modestia non comuni, erano pari alla profondità e vastità della sua cultura”; “(…) sempre apertissimo e ben lieto di comunicare agli altri la sua cultura, chiunque fossero questi altri, dai consoci della Società Botanica Italiana, agli studenti universitari, ai ragazzi delle scuole elementari”, ed ancora: “(…) volentieri parlava a lungo (…) di problemi protezionistici a vasto raggio, seriamente preoccupato per il futuro dell’umanità data la continua ed assurda distruzione di beni primari come la preziosa coltre vegetale del Globo”.
Leggiamo inoltre in PIERATTINI (1983) “della multiforme attività che fu eccezionale nella equilibrata persona di Giuliano Montelucci: il tecnico aeronautico, lo scienziato naturalista e botanico, il cittadino esemplare, teso quant’altri mai al bene della famiglia, dei dipendenti e del prossimo”; quando “nel lontano 1935 si costruì a Guidonia una casa, questa divenne ben presto un centro di studio, di lavoro, di operosità, dove (…) si raccoglievano anche scienziati, amici e studenti, perché il terreno circostante si era presto trasformato in giardino ed orto botanico, bosco e rifugio di animali, specialmente uccelli. Qui, nel suo regno, si sentiva a suo agio, qui illustrava le sue collezioni botaniche, geologiche e fossili, per trasfondere negli altri quanto di meglio avevano prodotto il suo ingegno e la sua passione. Fu fedele a questi principi per tutta la vita e quando, ormai anziano, a lui, instancabile podista, fu limitato il camminare per monti e per valli alla ricerca di piante e di rocce, allora chiese il permesso di entrare nelle scuole di Guidonia come volontario animatore di interessi scientifici ed ecologici, riscuotendo dai giovani la più viva simpatia”.

Sono sue più di cento pubblicazioni, in massima parte di carattere botanico, come suo è l’elenco delle piante da proteggere della L.R. n° 61 del 19/9/1974, redatto per conto della Regione Lazio.

Altre e più dettagliate informazioni sulla vita e le opere del prof. Montelucci possono essere tratte dalle già citate biografie di ANZALONE (1983) e PIERATTINI (1983). Potrà essere inoltre di notevole interesse, soprattutto per avere un’idea più articolata dell’attività scientifica di Montelucci e sul contributo da lui fornito alla conoscenza della flora e della vegetazione del Lazio, la consultazione degli atti della “Giornata di Studi Botanici dedicata a Giuliano Montelucci” (Annali di Botanica (Roma), n.s., 4: 175-203, 2004).

Si tratta degli atti dell’incontro, tenutosi all’Orto Botanico di Roma il 5 maggio 2003, organizzato dalla Sezione Laziale della Società Botanica Italiana in occasione del ventennale della scomparsa del prof. Montelucci.

L’impegno di Montelucci nella conservazione della natura e nell’educazione ambientale (da”Le Conversazioni di Ecologia di Giuliano Montelucci”)
Personaggio eclettico, di grande cultura e sensibilità, il prof. Giuliano Montelucci fu molto attivo anche nei campi della conservazione della natura e dell’educazione ambientale, soprattutto negli ultimi 20 anni circa della sua vita. Fino ai primi anni ’60 infatti, probabilmente per i numerosi impegni che lo gravavano, il prof. Montelucci si occupò solo marginalmente di queste problematiche; tuttavia già nel 1934 propose all’allora Governatore di Roma la protezione integrale della vegetazione della Valle dell’Inferno mediante la creazione di un parco botanico (MONTELUCCI, 1953-54; 1978).

La sua elevata sensibilità risulta evidente anche solo scorrendo le sue pubblicazioni, fin da quelle di più antica data. Montelucci infatti non riesce spesso a trattenersi dal “ricamare” i suoi lavori con considerazioni, rapidi commenti, di tipo ambientalista, e questo in tempi in cui le problematiche di tipo ambientale non sfioravano neppure la maggior parte delle persone. Si tratta di commenti riguardanti perlopiù l’eccessivo taglio dei boschi, la loro importanza ecologica, l’eccessivo pascolo, il problema degli incendi (v. MONTELUCCI, 1941, 1946, 1964). Ma altre considerazioni lasciano anche intravedere un certo senso di fastidio relativo al veloce e incontrollato sviluppo del nostro paese nel secondo dopoguerra, che richiedeva imponenti risorse e comportava inevitabilmente l’alterazione o la completa distruzione di aree anche di elevato interesse naturalistico (v. ad es. MONTELUCCI, 1953).

Questo suo amore per la natura, questa sua spiccata sensibilità nei confronti dell’ambiente nascono e si sviluppano già all’interno della casa dei propri genitori. Il padre infatti, medico condotto a Rignano sull’Arno, amava il silenzio e la campagna. Personaggio anch’egli singolare ed interessante, Ruggero Montelucci fu tra i primi a sperimentare miscele bituminose da porre sulle strade per eliminare i polveroni alzati dal passaggio delle prime automobili. L’attenzione di Ruggero Montelucci nei confronti dell’ambiente ed il suo amore per la natura risultano evidenti scorrendo i titoli delle sue pubblicazioni e anche leggendo le sue poesie, alcune pubblicate, altre inedite, nelle quali sono continui i richiami alle bellezze semplici della natura (MONTELUCCI, 1968).
L’impegno di Giuliano Montelucci nel campo della conservazione della natura si intensifica a partire dal 1964, anno in cui l’Accademia Nazionale dei Lincei organizzò un convegno avente per tema “La protezione della natura e del paesaggio”. Negli atti di questo convegno compare un interessante ed attualissimo contributo sulla protezione della flora e della vegetazione firmato da una lunga serie di botanici di chiara fama (ben 29!). Si tratta di un lavoro nel quale vengono forniti una serie di principi orientativi in materia di protezione della natura e del patrimonio vegetale; di particolare rilievo è il tentativo di fornire agli amministratori pubblici, al di là di quelle puramente scientifiche o culturali, spesso di così difficile percezione, una serie di motivazioni che uniscano “a una certa suggestività anche un concreto significato sul piano economico o comunque pratico” (BOLLI et al., 1964). Oltre a varie indicazioni sui criteri da considerare per tutelare almeno in parte la natura italiana, viene anche fornita una classificazione degli “oggetti che occorre siano protetti”, tra i quali, di fondamentale importanza allo scopo di tutelare la natura per scopi scientifici, i biotopi.

In quello stesso anno il Gruppo di Lavoro per la Conservazione della Natura della SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA avviò il censimento, pubblicato in due volumi, dei biotopi di particolare interesse vegetazionale meritevoli di conservazione in Italia. Montelucci vi partecipò attivamente inviando, tra l’aprile 1969 e il dicembre del 1970, ben 13 delle 15 schede relative ai biotopi della Regione Lazio che compaiono nel primo volume, pubblicato nel 1971. A queste sono da aggiungere altre due segnalazioni, la prima di un biotopo piemontese (Alpe Veglia) e la seconda di uno toscano (Selva Pisana e Lucchese e Massaciuccoli), quest’ultimo in collaborazione con M. Buccianti e R. Corti. Tra primo e secondo volume, quest’ultimo pubblicato nel 1979, le località laziali segnalate da Montelucci sono 19 su un totale di 33. Si deve quindi a lui la segnalazione di oltre la metà dei biotopi laziali. Se si considera la sola Provincia di Roma, i biotopi segnalati da Montelucci assommano addirittura a 14 su un totale di 15 località censite!

Nel 1970, quale delegato per il Lazio del Gruppo di Lavoro per la Conservazione della Natura della Società Botanica Italiana, Montelucci fu incaricato di costituire una Commissione o Consulta Regionale che collaborasse al raggiungimento dei fini che il Gruppo si proponeva. Entrarono a far parte di questo gruppo anche Contoli e Palladino, della Commissione per la Conservazione della Natura e delle sue Risorse del CNR, con i quali pubblicherà l’anno seguente (CONTOLI et al., 1971) il volume relativo al Lazio delle “Carte regionali dei biotopi”, nell’ambito del Programma di Ricerca Territoriale sulle Aree Naturali da Proteggere promosso da CNR e Ministero dei Lavori Pubblici. Questi lavori della SBI e del CNR – Min. Lavori Pubblici possono essere considerati delle vere e proprie pietre miliari della conservazione della natura in Italia, ed hanno avuto come risultato la effettiva tutela di molte delle aree censite.
La segnalazione di buona parte dei biotopi del Lazio e della quasi totalità di quelli della Provincia di Roma può essere quindi considerata il contributo più importante dato da Montelucci nel campo della conservazione della natura. Ma non è l’unico. Un altro fondamentale contributo fu dato dal prof. Montelucci alla stesura della L.R. n° 61 del 19 settembre 1974 “Norme per la protezione della flora erbacea ed arbustiva spontanea”: gli elenchi delle specie tutelate da questa legge, tra l’altro tuttora in vigore, furono infatti stilati proprio da Montelucci. Il suo maggiore impegno in questo campo si riflette anche nei suoi lavori, nei quali, soprattutto negli anni ‘70, si intensificano i richiami alla conservazione (ad es. Valle dell’Inferno, Appia Antica, Poggio Cesi, Monti Lucretili, travertini Acque Albule ecc.) e le considerazioni di tipo ecologista (v. ad es. MONTELUCCI, 1971, pp. 63-64; MONTELUCCI, 1972, pp. 151, 162-164).

Ma l’impegno del prof. Montelucci non fu soltanto di carattere accademico, scientifico; egli infatti svolgeva un’intensa attività anche di tipo molto più pratico, a livello locale, lavorando con associazioni culturali e ambientaliste, mantenendo contatti con amministratori locali, combattendo battaglie in prima persona nel tentativo di scongiurare la distruzione di aree di elevato interesse naturalistico. Di questa sua attività esistono numerose testimonianze, tra le quali lettere indirizzate a pubblici amministratori, interessanti anche perché il prof. Montelucci poneva in calce alla propria firma gli enti, le società scientifiche e le associazioni di appartenenza, tra le quali figurano SBI, CNR, Accademia Italiana di Scienze Forestali, WWF, Pro Natura Romana, Società Tiburtina di Storia e d’Arte.

Soprattutto negli anni ’70 la sua intensa attività in campo protezionistico fu affiancata da una decisa attività nel campo dell’educazione ambientale. Uno degli impegni più importanti in tal senso è stato quello svolto da Montelucci nelle scuole di Guidonia, nelle quali si recava per parlare di ambiente e di natura, accompagnando non di rado gli studenti in escursione, soprattutto nelle cave di argilla di Guidonia, a Poggio Cesi o sui travertini delle Acque Albule. Numerosissimi anche i discorsi, i seminari, le conferenze sui temi dell’ecologia, tenuti nelle sedi più disparate e dei quali restano manoscritti e dattiloscritti dai titoli quanto mai significativi. Rientrano in questo ambito le trasmissioni radiofoniche oggetto di questo volume. L’impegno del prof. Montelucci fu quindi per circa venti anni un impegno a tutto campo, sia nella conservazione che nell’educazione ambientale.

Ancora poche parole per fare un cenno sullo stato in cui versano alcuni dei biotopi più cari a Montelucci, quelli posti negli immediati dintorni di casa sua, che il professore conosceva molto bene e che considerava di particolare pregio naturalistico, tutti, tra l’altro, accomunati dalla presenza di una delle specie vegetali più interessanti d’Italia: Styrax officinalis L.. Si tratta dei biotopi seguenti: Monti Tiburtini-Sabini; Monte Catillo e zone vicine; Boschi di Gattaceca e Valle Ombrosa; Macchia di Poggio Cesi, S. Angelo e Colle Giochetto; Bosco di Colle Grosso; Sorgenti Albule e Platea dei Tartari.

A distanza di quasi 25 anni dalla scomparsa del prof. Montelucci i primi tre sono ormai ufficialmente protetti (Parco naturale regionale dei Monti Lucretili; Riserva naturale di Monte Catillo; Riserva Naturale Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco), mentre purtroppo gli ultimi tre, malgrado continuino ad essere oggetto di attenzione per il loro eccezionale interesse (GIARDINI, 2000; 2002; GIARDINI et al., 2001; GIARDINI et al., 2007), non lo sono ancora pienamente. La collina di Poggio Cesi e una parte dell’area delle Acque Albule sono oggi Siti di Importanza Comunitaria (SIC) individuati ai sensi della direttiva Habitat (92/43/CEE), relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche, mentre alla fine del 2005 alcune associazioni ambientaliste locali hanno presentato alla Regione Lazio la richiesta di istituzione di un monumento naturale per il bosco di Colle Grosso e, nel corso del 2006, di ben 4 monumenti naturali per altrettante aree della Piana dei travertini.

L’area delle Acque Albule in particolare corre, oggi più che mai, il rischio di essere definitivamente distrutta per la costante espansione dei centri urbani e delle industrie, ma anche Colle Grosso (costantemente minacciato dal cementificio Buzzi-Unicem di Guidonia) e Poggio Cesi non sono completamente immuni da pericoli. Si pensi che già nel gennaio del 1973 fu presentato alla Regione Lazio un disegno di legge (con il contributo determinante di Montelucci, proponente Filippo DE JORIO) per l’istituzione di alcune “riserve biologiche guidate” che avrebbe dovuto tutelare proprio i biotopi citati. Scrive de Jorio nella presentazione del disegno di legge: “E la prima immediata protezione di queste zone vuole essere anche un atto di omaggio al Presidente Regionale della Società Botanica Italiana, il gen. Prof. Giuliano Montelucci, che ben a ragione potremmo definire “defensor naturae” per l’opera sua svolta, coll’umiltà e la dedizione generosa degli spiriti superiori che danno senza calcolo, per le biocenosi originarie laziali. Le zone qui protette sono state infatti oggetto di suoi particolari, profondi studi”.

La conservazione di queste aree, di grande interesse scientifico e naturalistico, sarebbe dunque il modo migliore per onorare la memoria di questo insigne botanico, cui furono tanto care.