Professione dilettante

Calciatori pagati troppo e folli spese: così il sistema va in tilt
Dopo lo scandalo di Sant’Angelo ecco quanto costa il pallone non prof


Professione dilettante

Calciatori pagati troppo e folli spese: così il sistema va in tilt

Dopo lo scandalo di Sant’Angelo ecco quanto costa il pallone non prof

di ROBERTO AVANTAGGIATO

ROMA – Venti, trenta e anche cinquantamila euro l’anno. Presi in parte come ingaggio e in parte come rimborso spese mensile. Li chiamano dilettanti, ma a volte guadagnano meglio dei professionisti. Non solo di quelli del calcio di serie C, ma anche di coloro che studiano una vita, conseguiscono una laurea e poi, magari, faticano ad esercitare la professione. Sono soltanto la punta un po’ distorta di un movimento che alla base fa comunque girare ben altre cifre: 300-400 euro massimo come rimborso spese mensile. Dovrebbero giocare soltanto per divertimento, e invece fanno di un calcio al pallone una professione, di un campo di calcio il posto di lavoro. E come nei prof, anche nei dilettanti sono loro a dettare le regole. A chiedere cifre iperboliche per garantire successi e promozioni. E le società, in nome della sfrenata voglia di vittoria, si adeguano, rischiando anche di far saltare il banco. Così com’è accaduto la scorsa settimana, quando si è andati fuori le righe chiedendo soldi in cambio dello svincolo.
«Quello che è successo a Sant’Angelo Romano non è una novità», è il ritornello che gira in questi giorni tra gli addetti ai lavori. «E’ così. Anch’io ho parlato con compagni di squadra che si sono sentiti chiedere soldi per potersi liberare dal vincolo con una società», ha rivelato Manuel Massenzi, il giovane di 22 anni, centrocampista tesserato da un anno e mezzo con il Sant’Angelo Romano, che ha denunciato i propri dirigenti, rei di avergli chiesto cinquemila euro per svincolarsi.
Manuel ha denunciato un malcostume, ma dietro richieste sbagliate si cela la disperazione delle società: «Noi li paghiamo, spesso bene, e poi a fine stagione se ne vanno in un’altra società senza darci la possibilità di farci riconoscere niente». La frase gira come un ritornello nelle sedi dei club dilettanti. E’ il leit-motiv di un circolo vizioso in cui ci sono molti colpevoli. «Ci vorrebbe una soluzione legale che garantisca sia le società che i calciatori», auspica il presidente del Comitato Regionale Lazio, Melchiorre Zarelli. Al quale Manuel Massenzi si è rivolto per avere chiarimenti sul suo futuro di calciatore. «Ci vorrebbe uno svincolo annuale – suggerisce ancora Zarelli – che a fine stagione dia la possibilità al giocatore di scegliersi la squadra dove giocare, ma al tempo stesso offra alle società una sorta di riconoscimento, attraverso un parametro d’uscita, per aver valorizzato e fatto crescere il ragazzo sostenendo delle spese».
In attesa di normative sulla figura del dipendente dilettante (calciatori, allenatori ma anche segretari e altri dirigenti) sulla quale la Lega Dilettanti sta battendo forte, già basterebbe limitare l’ammontare dei budget di spesa. Una strada che la Federazione sta cercando in qualche modo di percorrere, imponendo dalla C in giù la presenza in squadra di un numero sempre maggiore di giovani calciatori. Così, nel Lazio dalla prossima stagione il numero degli under 20 è stato portato a quattro in Eccellenza, in modo da dare spazio ai giovani, che in genere crescono nei vivai delle società ed hanno “costi” limitati. Un’imposizione mal digerita proprio dai calciatori superpagati. Che da Latina hanno fatto sapere di voler scendere sul piede di guerra perché «ci sono colleghi che portano a casa i soldi per le proprie famiglie».

Fonte: quotidiano Il Messaggero del 30 giugno 2008 – pag. 40