Il futuro di Poggio Cesi


Il futuro di Poggio Cesi

 

FORSE NON TUTTI sanno dell’esistenza di un Sic (Sito di interesse comunitario) all’interno del territorio comunale di Sant’Angelo Romano e, in parte molto minore, di Mentana. Anzi, facendo un passo indietro, forse non tutti sanno che cosa sia un Sic. Per sintetizzare, si tratta di un’area di forte interesse faunistico-floreale, tra le diverse individuate (in Italia coprono il 24 per cento del territorio) nei vari Stati membri dell’Unione Europea, a seguito dell’emanazione della “Direttiva Habitat” del 1992. Vale a dire, zone all’interno delle quali la Comunità Europea pretende (pena la sanzione) che specie animali e vegetali ben definite mantengano stabile la propria presenza in termini di estensione superficiale e numero di elementi. Aree, per chiarire meglio, soggette a vincoli strettissimi, all’interno delle quali qualsiasi intervento deve essere sottoposto a valutazione d’incidenza. A meno che non sia inserito all’interno del Piano di gestione, strumento fondamentale per l’amministrazione della “Macchia di Sant’Angelo Romano”, come degli altri oltre 180 Sic individuati nel Lazio sin dal 1995. Ed è stata proprio una versione “pre-definitiva” del Piano di gestione ad essere illustrata lo scorso 30 ottobre in una sala del palazzo comunale di Sant’Angelo Romano, alla presenza di rappresentanti della Provincia, dell’amministrazione comunale, delle associazioni ambientaliste. Per ottenere quelle osservazioni e indicazioni necessarie in vista di una pianificazione definitiva. Nulla da eccepire. Salvo il fatto che sarebbe bene determinare chi debba vigilare sull’area, prima ancora di decidere del suo futuro. Perché in una zona soggetta da dodici anni a simili vincoli, dotata di interesse a livello continentale, è sorto, nell’arco degli ultimi due anni, un agriturismo (ora apparentemente in stato di abbandono) assieme a diversi edifici che risultano ancora in via di completamento.

Fonte: La Voce Democratica, novembre 2007 – pag. 23