Parrocchia e dialetto: che Rattattuju!

Il pomeriggio di domenica 29 settembre, mentre alcune ragazze in costume tradizionale santangelese si apprestavano a partecipare alle manifestazioni organizzate a Montecelio per i festeggiamenti di S. Michele Arcangelo, a Sant’Angelo si svolgeva una simpatica e allegra manifestazione organizzata dalla Parrocchia in occasione dell’apertura dell’anno pastorale 2019-20.

Un sorridente Don Adrian Lupu vicino al fotografo (Foto Lupo) che da anni documenta le iniziative della Parrocchia

A differenza delle precedenti edizioni, questa volta la manifestazione era composta da due eventi distinti. Come accade ormai da anni, il primo evento, iniziato alle ore 16:00, consisteva in un musical realizzato dalla Compagnia “Accento Accento”, ispirato ad una fiaba.

La Compagnia Accento Accento al completo alla fine del Musical. Al centro Don Adrian

Quest’anno per lo spettacolo musicale, dal titolo “Che Lampada Geniale”, regista Fabio Zuppello, la fiaba a cui ci si è ispirati è stata quella della lampada di Aladino. Il secondo evento, davvero importante e significativo per il suo valore culturale, è stato ideato da Giorgia Benedetti (che lo ha seguito fino alla sua conclusione) e accettato di buon grado dal parroco Don Adrian Lupu.

Ma di cosa si è trattato?

L’idea è stata semplice ma nello stesso tempo molto interessante: stimolare i bambini di Sant’Angelo ad usare il dialetto, cercando così, in qualche misura, di recuperarlo. Una brutta realtà del nostro paese è, infatti, l’ormai quasi completo abbandono della nostra lingua nativa.

La realizzazione di un numero davvero troppo elevato di nuclei “sorti spontaneamente” nelle campagne santangelesi, il conseguente abbandono di molte delle case dell’antico centro abitato, occupate poi da persone di diversa provenienza, hanno causato la disgregazione del tessuto sociale e un drastico impoverimento della cultura tradizionale santangelese. Una delle più immediate conseguenze di questo processo, fortemente accelerato a partire dai primi anni 2000, è che sono ormai sempre meno numerosi quelli che il dialetto lo usano ancora. Questo è uno dei motivi per cui la manifestazione di domenica scorsa è stata così importante, perché si è cercato di recuperare qualcosa della cultura tradizionale santangelese in via di completa scomparsa.

Ma in che modo si è cercato di stimolare i ragazzi?

Semplicemente facendoli divertire, facendo cantare loro le canzoni del noto gruppo reggae locale dei Rattattuju i cui brani, simpatici ed allegri ma non privi di contenuti, sono scritti proprio in dialetto santangelese. Alcuni rappresentanti del gruppo musicale si sono pertanto prestati a partecipare alla manifestazione, e così i ragazzi delle scuole hanno potuto cantare insieme ai loro beniamini. I ragazzi hanno partecipato con entusiasmo al progetto, ascoltando le canzoni dei Rattattuju, provando a cantarle e mettendo in atto anche elementari coreografie.

I bambini cantano le canzoni dei Rattattuju. La prima sulla sinistra è Giorgia Benedetti, ideatrice e organizzatrice di questa parte dell’evento. Sulla destra i membri del gruppo reggae

In questa circostanza il gruppo dei Rattattuju non si è presentato al completo, ma solo con alcuni dei suoi rappresentanti. Sul palco il volto storico dei Rattattuju, cioè il cantante solista e chitarrista Alessio dell’Armi, accompagnato dall’insostituibile chitarrista e cantante Manolo Cornacchia, dal batterista Aldo Buononato, da Stefano Persichetti, interprete e autore dei testi di molte delle canzoni dei Rattattuju, e da un nuovo arrivo, Daniele Giardini, nell’inedita veste di sassofonista. Sotto il palco il percussionista dei Rattattuju, Giorgio Giardini, documentava la prestazione dei compagni e dei ragazzi dell’oratorio.

I componenti del gruppo reggae dei Rattattuju che hanno partecipato all’evento. Da sinistra: Aldo Buononato, Daniele Giardini, Manolo Cornacchia, Giorgio Giardini, Alessio Dell’Armi, Stefano Persichetti

Una bellissima iniziativa, che ha divertito molto il folto pubblico presente e che va nella giusta direzione, quella di recuperare e valorizzare la cultura e le tradizioni locali.

Marco Giardini