Fare cassa vendendo patromonio pubblico

Sul sito del Comune è stato recentemente pubblicata la Deliberazione di Consiglio numero 17 dell’11 giugno 2012 con la quale è stata approvata l’alienazione e valorizzazione del patrimonio pubblico.

Badate bene, i termini non sono stati usati a caso.


Finora siamo stati abituati ad attribuire al termine “valorizzazione” il significato di “mettere in risalto”, “attribuire maggiore visibilità e quindi valore” ad una certa cosa. Da qualche tempo a questa parte il significato della parola è diventato più “terra-terra”. Basti pensare alla “valorizzazione” del Castello Orsini-Cesi, nel quale risiede anche il museo Preistorico del Territorio Sabino-Cornicolano. Lo stesso dicasi per la “valorizzazione” del patrimonio pubblico censito con questa delibera.

In entrambi i casi sarebbe forse stato più opportuno e comprensibile usare il termine “quotazione”, perché di questo si tratta, una mera operazione di (S)vendita del patrimonio pubblico in cambio di pochi soldi, maledetti e subito.

Ma è veramente necessario?

Ed è opportuno che le vendite o anche gli usi, che hanno in comune la sottrazione del bene alla collettività, possano essere decise senza sentire il parere dei concittadini?

Leggete questo articolo del Coordinamento Regionale per la Basilicata della Consulta Nazionale della Proprietà Collettiva.