Altri guai per Cerroni

Nuova bufera giudiziaria sul ras delle discariche romane, Manlio Cerroni

La procura di Roma, che nelle scorse settimane ha chiuso le indagini sul maxi procedimento Malagrotta, sta per chiedere il processo per lui e altre otto persone

Edoardo Izzo

11/02/2018

Una nuova bufera giudiziaria è pronta ad investire il ras delle discariche romane, Manlio Cerroni e altre 8 persone, tra cui l’ex amministratore delegato di Ama, Giovanni Fiscon. La procura di Roma, che nelle scorse settimane ha chiuso le indagini sul maxi procedimento Malagrotta, sta per chiedere il processo per gli indagati.

Cerroni – già a processo per reati ambientali – è accusato dal procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino e dal pm Alberto Galanti – si legge nell’atto di chiusura delle indagini – di associazione per delinquere, traffico illecito di rifiuti, frode e falso. L’indagine è la prosecuzione di quella che nel 2014 lo aveva portato in manette.

In totale sono 9 gli indagati: il suo braccio destro Francesco Rando, legale della E.Giovi.; Piergiorgio Benvenuti e Giovanni Fiscon, ex presidente ed ex amministratore delegato di Ama, indagati per abuso d’ufficio per aver firmato un accordo vantaggioso per Cerroni per il tritovagliatore di Rocca Cencia, di sua proprietà. Poi i funzionari della Provincia, Claudio Vesselli, e della Città Metropolitana, Paola Camuccio. Indagato anche Giuseppe Porcarelli, affittuario del tritovagliatore di Rocca Cencia, il gruppo Colari e la E.Giovi.

Secondo la procura di Roma, per anni i due Tmb di Malagrotta che, si legge negli atti, «ricevono il 50% dei rifiuti indifferenziati prodotti a Roma», «150 tonnellate di rifiuto solido urbano al giorno», sono stati sottoutilizzati apposta, peraltro «concordemente con i vertici dell’Ama»: parte degli scarti di lavorazione dei rifiuti, inoltre, anziché essere termovalorizzati, sono stati gettati in discarica, «vanificando l’obbiettivo di recupero dei rifiuti che sottende all’esistenza dei Tmb».

Dal 2009 in poi, sulla base di questo «falso presupposto», rappresentato dal gestore alle autorità, l’attività della discarica di Malagrotta, grazie ad alcune ordinanze regionali e commissariali, ha potuto essere prorogata: questo avrebbe prodotto un illecito guadagno per Cerroni di oltre 3 milioni di euro.

In sostanza, secondo i magistrati romani, Roma è in una assoluta situazione di emergenza perché i due impianti di Malagrotta sarebbero stati «sottoutilizzati senza una giustificazione tecnica e in accordo con i vertici dell’Ama». Per questo, nelle prossime settimane, la procura chiederà un nuovo processo per Cerroni e co.

Fonte: sito web del quotidiano La Stampa