Quel che resta di S. Angelo


Venerdì 31 agosto, pochi giorni di lavoro dopo le vacanze estive. Dopo un appuntamento di lavoro l’incontro con un amico di Montecelio, anche lui da poco rientrato dalle ferie.


I soliti convenevoli e poi il discorso si avvia verso la situazione politica locale, l’operato delle amministrazioni comunali, la situazione di degrado sociale e lo spopolamento dei piccoli centri. E’ qui che mi rendo conto di essere ancora fortunato, posso ancora dire che sto lottando affinché il mio paese non perda definitivamente la propria identità culturale, il legame con le proprie tradizioni, le proprie radici, insomma quella unicità che individua Sant’Angelo Romano ed i santangelesi. Qualche giorno più tardi mi imbatto in un giornalino pubblicato sul sito della rete civica (www.aniene.net) scritto dal Comitato Montecelio, un gruppo di persone che non ha più neanche il piacere di “litigare” con i prorpi amministratori perché, come scrivono sul giornale, rappresentano appena il 5% dei votanti. E pensare che la storia sono loro, abitanti di un paese con una storia millenaria alle spalle inglobati in un comune che ha poche decine di anni e che li considera solo in funzione della quantità di voti espressi.
Questo è quello che sta succedendo anche a noi, con le campagne che hanno più abitanti del centro storico, in gran parte abitato da cittadini romeni che presto potranno esprimere il loro voto mentre i veri santangelesi rappresenteranno solo una piccola percentuale della popolazione.
Ma la cosa che reputo grave non è la presenza dei cittadini romeni e neanche la presenza nelle campagne di Sant’Angelo di persone che non hanno nessun legame con la nostra terra, quello che reputo peggiore è la totale indifferenza dei santangelesi!
Cosa vi aspettavate da un sindaco che in 40 anni e più di residenza a Sant’Angelo non riesce a dire una parola in dialetto neanche per scherzare con un concittadino, un vicesindaco di Montecelio “nemico storico” di Sant’Angelo, un assessore all’urbanistica di Guidonia che di tradizioni non ne ha ancora e probabilmente neanche ne avrà mai.
Pensavate che si sarebbero impegnati in grandi battaglie per i cittadini?
In alcuni paesi la raccolta differenziata ha permesso di abbassare i costi di smaltimento dei rifiuti e di conseguenza la relativa tassa.
Altri paesi hanno sfruttato le caratteristiche del territorio per diventare parzialmente autonomi con l’energia elettrica producendola in proprio con pannelli solari (e non parlo di un lampione) e pale per lo sfruttamento dell’energia eolica.
Altri ancora hanno investito nella protezione e recupero di beni culturali e ambientali (e noi ne avremmo in abbondanza, dai boschi alle ville romane, al castello).
Qualcuno si è preoccupato di risolvere uno dei più grandi problemi del nostro paese, i collegamenti con Roma dove lavorano la maggior parte dei residenti?
Si sono forse preoccupati di evitare a qualcuno la tragedia dei mezzi pubblici cercando di fare l’impossibile per far arrivare la linea ADSL a S. Angelo e permettere a qualcuno di lavorare da casa sfruttando le nuove leggi sul telelavoro?
Hanno fatto qualcosa per evitare che il paese si trasformasse in dormitorio?
Si sono preoccupati del decoro del paese forse?
Non esistono due case uguali neanche in pieno centro storico, non esistono agevolazioni per permettere la conversione delle terrazze in tetti, esteticamente di gran lunga migliori.
L’edilizia è in uno stato di completa anarchia (per gli amici) con un Piano particolareggiato rigidissimo (per gli altri).
La devastazione che lasceranno sarà tutta sulle nostre spalle e noi stiamo a guardare convinti che ci penserà l’opposizione.
I partiti fanno il loro gioco e noi siamo e rimarremo sempre pedine: NON RIMANIAMO A GUARDARE!!!

L’accorato articolo del Comitato Montecelio

Quel che resta di Monticelli

Una volta questa Circoscrizione era un paese tanto piccolo quanto importante. Con una storia millenaria come la sua rocca ed una forte caratterizzazione socioculturale, Monticelli era al centro dell’economia di una notevole estensione di territorio. Oggi, pur mantenendo l’aspetto di un paese, Montecelio è ridotto a periferia marginale di un Comune con 80.000 abitanti. La centralità di Guidonia, frutto di un lascito della storia del secolo scorso, non necessariamente avrebbe dovuto privare Montecelio della sua identità. Il lato tragico di questa realtà è che anche Montecelio, al quale non è riconosciuta alcuna specificità rispetto alle periferie divenute nel frattempo circoscrizioni, è soggetto alla logica banale dei numeri e della politica dal momento che costituisce solo il 5% del bacino elettorale dell’intero Comune. Ma tutto questo può spiegare solo in parte le ragioni che lo hanno portato ad essere un borgo periferico e abbandonato a sé stesso, privato del ruolo centrale che ha mantenuto per molti secoli, delle risorse economiche per i centri urbani di pregio e persino del nome. Molti lettori aggiungerebbero: “privati dei carabinieri, dei vigili, del presidio sanitario, della rocca, del lavatoio, degli “scopini”, delle disinfestazioni stagionali, del decoro, della dignità”. Ora, nel 2007, considerato lo stato di abbandono e di trascuratezza che caratterizza Montecelio, per non parlare proprio dei vicoli più caratteristici del suo centro storico, viene da pensare: ma come è possibile che un tale degrado sia potuto accadere sotto gli occhi degli amministratori storici di Montecelio e degli impegnati cultori della tradizione monticellese? C’è da chiedersi: come hanno potuto accettare nella loro coscienza, senza pugna, questo scempio alle loro stesse radici? Per non generalizzare, si può supporre che qualcuno di costoro sia almeno in parte d’accordo con la nostra riflessione, ma finora non sentiamo levarsi alcuna altra voce di sdegno, oltre alla nostra.

il Comitato Montecelio