Un musicista può parlare di politica?

Quando si hanno vedute diverse con un’altra persona, può capitare di concordare su qualcosa. Quando questo capita raramente si dice, per rendere chiara la questione che “anche un orologio rotto, due volte al giorno, fa l’ora esatta”.

Capita poi che, al contrario, persone con le quali ci si trova solitamente in sintonia, ad un certo punto mostrino posizioni diverse su alcune questioni.

Ecco, per quanto riguarda il sito web www.huffingtonpost.it, si applica questa seconda parte. Di solito apprezzo molto gli articoli pubblicati ma, ogni tanto, capita di non concordare su qualcosa. Capita anche di considerare esilarante un articolo che voleva essere serio ed è questo il caso dell’articolo di Paolo Romano su Fiorella Mannoia e l’opportunità o meno che parli di politica e terrorismo.

Il titolo dell’articolo in realtà va oltre il concetto di opportunità, perchè il titolo “è giusto che Fiorella Mannoia parli di terrorismo e politica” è di gran lunga più forte.

Innanzitutto chi è Paolo Romano per dire cosa è giusto e cosa è sbagliato?

Ma ammesso che abbia questa capacità, mi piacerebbe chiedergli come mai un amministratore di condominio debba avere una speciale autorizzazione per trattare pochi spicci mentre il sindaco di un comune non è tenuto ad avere nessun titolo specifico per trattare milioni di euro.

Questa è politica e non c’è bisogno di nessuna particolare capacità, a differenza del musicista e/o del cantante.

La differenza sta nel fatto che se non ascolto le canzoni di Fiorella Mannoia (che peraltro non ascolto, pur essendo musicista, perché appassionato di un altro genere musicale) non cambia la qualità della mia vita, mentre se un politico o un amministratore locale prende la decisione sbagliata ci va di mezzo la qualità della mia vita.

C’è bisogno di fare esempi o le sembra sufficiente, caro Romano.